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Estensione Valle d’Itria

La Valle d’Itria,  territorio di trulli e masserie,  è quella porzione dell’altopiano delle Murge meridionali che si estende nei territori comunali di Alberobello, Ceglie Messapica, Cisternino, Locorotondo, Martina Franca e Ostuni. Il simbolo che meglio la rappresenta è il Trullo. 

Il territorio è di origine sedimentaria. Oltre 100 milioni di anni fa, la Valle d’Itria era un fondale marino che affiorò successivamente assieme a tutto il promontorio delle Murge, una porzione della più estesa Piattaforma Apula, che durante la sua formazione non sempre è stata a livello di sottofondo marino. Infatti durante le variazioni del livello del mare subì periodi di parziale emersione in cui si formarono paludi e acquitrini, habitat naturali per dinosauri e grandi animali preistorici di cui numerose orme sono state rinvenute nella Cava Pontrelli di Altamura, e in località San Leonardo vicino Molfetta. Anche la Valle d’Itria abbonda di resti fossili che si ritrovano in grande concentrazione nella cava dismessa di località Caranna vicino Cisternino.

Nel corso degli ultimi millenni l’azione dell’acqua piovana incanalandosi nelle fessurazioni ha generato alcune spettacolari gravine, cavità carsiche e grotte tra cui le più note senz’altro sono quelle di Castellana. Tante sono però le grotte minori di cui è disseminato il territorio, quasi tutte catalogate dal Catasto delle Grotte della Puglia in cui si possono ricercare e localizzare.

I più curiosi possono approfondire la conoscenza del territorio geologico consultando le pubblicazione di  GEOSITI DELLA PUGLIA  realizzate dal Gruppo di Lavoro Geositi di SIGEA, la Società Italiana di Geologia Ambientale, Sezione Puglia realizzato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia e il patrocinio dalla Regione Puglia.

Il clima mite primaverile, l’altitudine, le correnti d’aria marine provenienti sia dallo Jonio che dall’Adriatico  favoriscono la crescita spontenea della tipica macchia mediterranea, caratterizzata dalle foglie coriacee resistenti alle intemperie.

Nel territorio abbondano gli alberi tipici  della foresta mediterranea sempreverde:  la quercia, la roverella, il leccio, l’acero, il frassino e la vegetazione più bassa e cespugliosa che si estende fino alle coste:   l’asparago, il lentisco, il pungitopo,  il viburno, il cisto e la ginestra. Crescono spontaneamente erbe aromatiche come il rosmarino, il timo, il mirto e alcune erbe selvatiche ampiamente utilizzate in cucina: cicorielle, sivoni e rucola.

Ulivi e viti, piantati successivamente e probabilmente a partire dal VII secolo a.c., con la diffusione della colonizazione ellenica, trovarono in Valle d’Itria e dintorni il loro habitat ideale.

Le Origini

Il versante che da Ostuni degrada verso il mare era certamante già abitato nel periodo Paleolitico risalente a circa 30.000 anni fa come dimostrano i resti ritrovati nella   caverna oggigiorno custodita dal Parco Archeologico di Ostuni. Questa fu la dimora in cui si insediò stabilmente una piccola comunità di cacciatori. Da quell’altura potevano controllare più facilmente le migrazioni degli animali di cui si nutrivano, prevalentemente cavalli e buoi selvatici. La cacciagione assieme alla raccolta di bacche era unica forma di sostentamento. A quell’epoca tutto intorno crescevano spontanee conifere di alto fusti; gli ulivi verranno piantati in un’era molto più recente.  La caverna custodisce lo scheletro di Delia, una donna incinta donna di circa venti anni, alta, possente che era stata sepolta con gli onori destinati ad una dea come dimostrano gli addobbi funebri ritrovati sul suo corpo.

Al III millennio a.C., all’ Età del Bronzo, risalgono  gli importanti reperti archeologici rinvenuti nelle contrade  Grofoleo, Badessa, Monte del Forno, vicino Locorotondo e nella Grotta di Nove Casedde  nel territorio di Martina Franca in cui sono state rinvenute urne funerarie integre.

Durante il IV secolo a.C. la Valle d’Itria fu gradualmente conquistata da Taranto, che sorta attorno a 700 a.C. ad opera di alcuni coloni spartani, aveva mire espansionistiche in tutto il sud Italia.  Furono le città messapiche ad opporsi strenuamente all’espansione di Taranto. Ceglie, che all’epoca era una importante roccaforte militare, difesa da alte cerchie di paretoni,  oppose una grande resistenza alle mire espansionistiche spartane finchè non capitolò e Taranto potè imporsi  in tutta la regione.

Dai tempi della dominazione longobarda risalente al VI-VII secolo d.C: i primitivi nuclei abitati si ampliarono sostenendosi grazie alla pastorizia e all’agricoltura. Le comunità della Valle d’Itria si svilupparono attorno alle masserie e si specializzarono nell’applicazione di nuove tecniche agrarie e nella lavorazione dei prodotti caseari.

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